Un anno senza MINO FAVINI: il ricordo commosso di ANTONIO BONGIORNI
"Mi ha insegnato tutto. Il complimento più bello? Quando disse che guardavo con i suoi occhi e parlavo con la sua bocca"
“Uomini ancor prima che calciatori”: è la frase che ripeteva sempre il grande Mino Favini, che sui campi di Zingonia ha cresciuto intere generazioni di calciatori per quasi 25 anni. Non è un caso se oggi tutti i professionisti passati dall’Atalanta lo ricordano ancora con tanto affetto, sottolineando come per l’uomo semplice e sempre disponibile che era Favini, scomparso un anno fa dopo le complicazioni a seguito di un ictus, più importante della tecnica in campo era la formazione del carattere e le pagelle scolastiche dei suoi baby calciatori che controllava sempre.
Uno che con Favini è cresciuto e ha lavoro per tanti anni è Antonio Bongiorni, il talent scout che a Margine Coperta aveva creato insieme a lui una "micidiale macchina da guerra" in quanto di lancio di giovani calciatori nei professionisti.
"Un anno fa ero - ricorda oggi Bongiorni - con il Margine a Vinovo alle finali nazionali Scuola Calcio Juventus e mi chiamarono per darmi la notizia triste e dopo pochi minuti sono stato accompagnato a Meda in Brianza alla sua abitazione a rendergli omaggio. Sono stato 31 anni a Bergamo e un uomo così Mai tornerà più. Mi ha guidato nel percorso iniziale e mi ha insegnato tutto. "Antonio guarda con i miei occhi e parla con la mia bocca" è stato un suo intervento davanti allo Stato maggiore della Atalanta in una riunione. Questo è e rimarrà sempre il miglior elogio che potessi avere. Mi mancano le sue settimanali telefonate, i suoi richiami e i suoi elogi e la grande umanità che portava dentro di sé. Oggi è una giornata triste per me, ma anche un momento felice per ricordarlo con grande affetto. r.i.p. Mino".