CLAMOROSE DIMISSIONI di un ALLENATORE dopo la VITTORIA ESTERNA
Raffaele Moriani lascia il Romagnano: "Troppe cose sono cambiate, io sono un uomo vero e non potevo restare senza avere il rispetto
.jpg)
Può un allenatore dimettersi dopo aver conquistato 21 punti in 11 partite (6 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte), portando una squadra da una pericolosa posizione in classifica, a soli tre punti dalla zona playoffs? Può, certo che può. Se poi l'allenatore in questione si chiama Raffaele Moriani, allora tutto torna.
Arrivato nel mese di Novembre a Romagnano (un ritorno) alla guida della squadra impegnata nel girone A della Prima, Moriani è riuscito a farle cambiare passo. Domenica scorsa l'ultima impresa con la vittoria sul campo dell'Atletico Lucca, poi un confronto un po' "aspro" con la dirigenza, una riunione martedì sera e poi la decisione: Raffaele Moriani se ne va.
Un gesto clamoroso per chi "vede" il calcio solo come un insieme di risultati e di numeri, ma Moriani aveva dato una sorta di "avvisaglia" alcune settimane fa e probabilmente le "risposte" non sono state quelle auspicate.
Cerchiamo dunque di capire cosa è successo. Il tecnico massese non si sottrae e spiega dettagliatamente tutta la storia. "Ho sempre visto il calcio sotto altri aspetti, non certo schiavo dei risultati. Io stavo bene a casa con la mia splendida famiglia, non avevo certo bisogno di allenare come hanno invece altri. Sono stato chiamato per la seconda volta a guidare il Romagnano e sapevo che l'avrei fatto con il massimo impegno, sacrificando le mie cose. Come giusto che sia: fare l'allenatore presuppone certe scelte e vivere appieno tutta l'esperienza. Ma io so che non ho bisogno di allenare, però se lo faccio dò tutto me stesso. Questo però non significa che posso sopportare tutto. Ho sempre pensato che la verità ti rende libero e per questo preferisco chiudere qua".
Il passo indietro è necessario per spiegare con quali accordi Moriani era andato a Romagnano. "Non mi interessava la categoria, o le ambizioni, mi piaceva invece questa idea di un calcio "popolare", ero stuzzicato da questa idea. Massa però è una città piccola dove tutti sanno di tutti. A Romagnano ci sono due squadre, io ho voluto sapere realmente chi c'è dietro a queste proprietà e capire anche il grado di importanza. Mi è stato detto che il Romagnano in Prima contava più di tutto. Poi mi sono reso conto che non era così, che c'erano delle situazioni di incompatibilità. Per qualche settimana tutto ha funzionato come mi avevano detto, poi le cose sono cambiate. A me non può interessare andare a gestire situazioni diverse, non legate all'aspetto sportivo. Ho capito che non era questo il percorso che mi avevano prospettato e che contava di più la società di Seconda categoria. Non potevo restare se Romagnano non era un priorità per la proprietà".
Moriani è andato così oltre il "miracolo sportivo" fatto con i suoi giocatori. "Qualcuno pensava di fare il furbo alle mie spalle e di aver messo il topo in gabbia. Ora sono invece io a rovesciare le cose. Io non sono un uomo corruttibile. Preferisco essere giudicato come un allenatore poco bravo e mediocre, ma come uomo vero. Nel calcio di oggi ci sono troppi uomini mediocri che pur di esserci dentro fanno cose folli e accettano i peggiori compromessi".
Poi una precisazione. "La società sa tutti i motivi che mi hanno portato a questa decisione. Domenica dopo la partita di Lucca c'era pure il presidente quando ho detto che mi sarei dimesso con il mio staff. Stesso discorso nella riunione di martedì sera. Hanno cambiato le carte in tavola, quello che mi era stato detto non è stato mantenuto".
il dispiacere è per il gruppo di giocatori. "Sono encomiabili. Ho sempre pensato che i "miracoli" nel calcio li fanno i giocatori, non certo gli allenatori. Se non ci sono loro a fare certe cose, tutto non è possibile. A loro dico di continuare così, per loro niente deve cambiare, il merito è di loro e niente gli deve essere tolto. Sono io che non posso stare in un ambiente se non è come mi piace o come pensavo che fosse. Senza rispetto io non ci sto".
