"STAGIONE da DIECI, siamo andati OLTRE le ASPETTATIVE"
Parla il Vice Presidente del Forte dei Marmi 2015 Emiliano Ulivi

Parla Emiliano Ulivi, attuale vice presidente del Forte dei Marmi 2015, e per più di vent’anni massimo dirigente dell’Atletico Forte dei Marmi, club dove ha conseguito nelle varie categorie iniziando dalla Terza fino alla Prima diverse promozioni e trofei. Nel Forte dei Marmi 2015 ricopre da sette stagioni la gestione della prima squadra e juniores oltre tutte le attività del centro sportivo, bar e il nuovo ristoro presso l’impianto “Michele Aliboni” di Via Versilia. Il “Patron” non ha certo bisogno di presentazioni, sulla breccia nel calcio versiliese e non da tantissimi anni, contattato ha risposto con il cuore in mano, attraverso la sua competenza con la massima trasparenza e schiettezza. Persona di tutto un pezzo, stimata e ben voluta da tutto l’entourage non solo di calcio, un pozzo ricco di tante iniziative per il bene, sempre al servizio del club.
Come giudica questa stagione? “Il bilancio è più che positivo, oltre le aspettative che si sono venute a creare non iniziali, perché all’inizio c’era mister Simone Bertolla con l’obiettivo di centrare i play off, poi una volta subentrato Luca Cagnoni si doveva levare le gambe il più presto possibile dalla zona calda. Ci siamo riusciti, con il quinto posto per il secondo anno consecutivo, quindi il bilancio è più che positivo”.
I risultati ottenuti erano in linea con gli obiettivi prefissati? “Per quanto riguarda la squadra juniores che ha vinto il campionato c’è poco da fa, in questo contesto il bilancio è ottimo, ottimo davvero, non si è tribolato più di tanto, l’organizzazione era perfetta, non gli è mancato nulla, l’appoggio e il sostegno di nessuno. Credo che ci sia stata una collaborazione tra le due squadre dilettanti, bilancio assai positivo, voto dieci. Direi che gli obiettivi prefissati sono stati ottenuti, la juniores doveva vincere, ha vinto, la prima squadra dovevamo salvarci, visto come eravamo partiti, praticamente poi abbiamo finito con quello che era il nostro preciso obiettivo”.
Il cambio del mister all’inizio della stagione come ha influito sulla squadra? “Cagnoni quando è entrato ha voluto subito mettere la sua mano, sia a livello tecnico e tattico, quindi si è faticato un po', difatti un punto dopo le prime cinque/sei giornate lo dimostrano, ci è voluto un mesetto circa perché la squadra metabolizzava quello che erano, gli schemi e le cose che gli chiedeva il mister, Un po’ di difficoltà in questo senso c’è stata eccome, però alla fine i risultati sono venuti fuori, quindi hanno premiato il lavoro del mister”.
Quali sono stati i valori, la reazione del gruppo dopo l’inizio di campionato senza ottenere i risultati, compreso il grave infortunio di una pedina come Giacomo Tedeschi? “Diciamo che il nostro campionato è stato troncato in diverse parti due tre quattro, però le più sostanziali sono quello dell’infortunio a Giacomo, manco a starlo a dire, qualsiasi squadra che perde il suo giocatore più forte, all’inizio della stagione, prende degli scossoni, che hanno pesato non poco. Insieme a Giacomo è venuto anche quello di Federico Barbetti, sul finale di stagione è successo al Gianluca Bedei come al capitano Gianmarco Lossi, insomma quest’anno abbiamo dato in quanto a episodi di sfortuna. I due punti soni questi qui in pratica i due campionati prima di Natale e dopo. Nel periodo natalizio eravamo in una situazione drammatica. Io ho deciso di dare un segnale non organizzando la cena di Natale, per me la cena è sempre stata una tradizione, scambio di regali una cosa anche carina, con tutto quello che comportava la preparazione e la festa tutti insieme, ma non c’erano proprio i presupposti per farla. Volevo dare quel segnale nel responsabilizzare questi ragazzi, non è stata fatta la cena con qualche polemica, che chiaro, siamo ripartiti con l’anno nuovo, la prima partita vittoria con la Torrelaghese e da lì non ci siamo più fermati, dove è iniziata la nostra scalata. Quindi mi fa pensare è vero che nel calcio non c’è riprova, però sicuramente la decisione mia di responsabilizzare un po' ha funzionato”.
Un cammino travagliato almeno per quanto concerne il girone di andata, quale è stato il momento o la partita della svolta? “Il momento come appena citato è stato quello di Natale, invece di far finta di nulla, mostrare sempre nell’andarci di fioretto ho deciso di andarci di sciabola, vietando dopo venti tre anni la cena di Natale che è la cena più bella dell’anno, ripeto di tradizione, in quel momento lì ho scosso un po' le coscienze, richiamando quei valori che avevamo perso”.
Quali sono stati i punti di forza della squadra? “Sempre il gruppo, la compattezza, soprattutto lavorare per questo, io sono arrivato in fondo che non ne avevo più, arrivato stremato, sfinito però ho dovuto per sette/otto mesi fare finta di niente che i problemi affrontarli con il sorriso, non arrabbiarmi, mangiandomi la lingua, cercare di portare sempre quell’armonia per lasciare l’ambiente tranquillo. Io in questo gruppo qui ci ho sempre creduto, come feci nell’intervista sui social sportivi in tempi non sospetti a ottobre se non sbaglio, dice questo, secondo me bastava che cambiasse un attimino il vento e avremo ottenuto i risultati che si voleva”.
Chi si sente di ringraziare? “Tutti, i giocatori in primis, si sono sacrificati, anche prima di natale abbiamo fatto un richiamo di preparazione fisica non solo mentale, il Marotta li ha strizzati bene, li ha riportati soprattutto in condizione atletica. Noi tante partite nel secondo tempo siamo venuti fuori chiudendo diversi match anche con le squadre più blasonate e ambiziose. Quindi il ringraziamento va ai giocatori e al preparatore atletico al suo modo di essersi messo a disposizione della società e di quello che gli chiedevamo. Ringraziamento a Cagnoni che in quel momento ha preso una squadra in corsa dove lo scorso anno era già su un’altra panchina, dove ha preso una decisione di coraggio oltre che personale. Ringraziamento a Devid Lupoli, Marco Marotta, Andrea Gavarini, Lorenzo Cortopassi a chi ha lavorato sul campo, a Bruno Fazzini a Paolo Mendogni a tutti quei collaboratori che mi sono stati vicini,a Angelo Rovai nostro massaggiatore, nonché al collaboratore Mirco Vannucci. Da questo punto di vista qui di aver messo in piedi una società molto organizzata, una bella struttura dove ognuno fa il suo con i ruoli ben definiti, poi chiaramente con le incomprensioni e i problemi che vengono fuori. Siamo in tanti cercare di far quadrare la cosa non è facile, però ci siamo riusciti proprio perché ci si conosce, ci vogliamo bene, c’è anche un legame affettivo che ci lega, e quindi ci si sopporta, in primis voi dirigenti e collaboratori perché anch’io ho il mio caratterino non facile da gestire”.
Apriamo il favoloso capitolo della juniores, Da cosa si parte per disputare due campionati di un certo profilo, uno sguardo al settore giovanile fiore all’occhiello del club, infine la realtà allievi Elite. “Il capitolo della juniores per quanto ci tengo io, dove avevo già guardato l’anno scorso avevamo provato a vincerlo avevamo messo Luca Pitanti ad allenare, però ci sono stati un sacco di problemi, tengo a precisare che lo scorso campionato l’under 18 non ha avuto il supporto della società, era la seconda squadra dopo la prima, un reparto a sé, poi il settore giovanile e la scuola calcio. La scorsa stagione dei 2004 non ne è fregato a nessuno, li abbiamo seguiti pochissimo, avevamo altri interessi, mentre quest’anno ha preso in mano il direttore sportivo Sergio Ridolfi e il D.G. Brunello Salarpi, le cose sono cambiate, perché alla fine gli hanno messo l’allenatore che volevano, punto. La squadra l’anno scorso poteva fare qualcosa di più, era abbandonata a sé stessa, abbiamo vinto con un anno in ritardo, ma va bene così. Per quanto riguarda il settore giovanile che seguo e gli sono dietro, anche lì c’è molta competenza da parte del Direttore Generale e di chi costruisce le squadre, un po' meno secondo me c’è da migliorare un po' di più sugli allenatori, perché ne abbiamo di quelli che con me non allenerebbero, e noi ci dedichiamo il tempo che meritano, anche lì c’è da seguirli, gli impegni sono tanti, però ripeto con un Brunello nel team è facile tutto, è lui che organizza il tutto, ha le conoscenze, penso che sia il numero uno per queste cose, conosce le società, conoscitore del calcio i giocatori, sa parlare con i genitori, insomma i risultati parlano con lui, per quello che ha fatto il Forte in questi anni, ha tre squadre nei regionali, vincere i campionati ripeto non è facile, però ci siamo riusciti. Per quanto riguarda alla squadra degli allievi élite hanno fatto un campionato al di sopra delle aspettative, che era una buona squadra guidata da un grande tecnico si sapeva, arrivare secondi, giocarsi la fase finale della Coppa Toscana centrando con pieno merito la finalissima ci ha riempito di orgoglio e soddisfazione. Anche lì sia frutto attento, minuzioso da parte dei direttori, la società ha fatto la sua anche in questo gruppo, sempre presente dandogli gli spazi necessari, quattro allenamenti, se c’era un problemino lo staff era sempre pronto. Anche in questa squadra il grande merito è dei ragazzi, una parola particolare all’allenatore Luca Mosti perché è davvero un condottiero che sa portare i ragazzi dalla sua, sa tirar fuori il meglio da tutti i giocatori. Di gran supporto è stato il suo babbo Piero, responsabile tecnico del settore giovanile forte marmino, persona competente di calcio, credo che sia stato di grande aiuto e consigli che ha dato sia ai ragazzi che al suo figliolo, grande allenatore”.
