"Il VIRUS non fa distinzione tra DILETTANTI E PROFESSIONISTI"
Edoardo Pennati, responsabile della scuola calcio dell'Oltrera, non ci sta. "I protocolli dovrebbero essere uguali per tutti. Qua ci siamo dimenticati dei ragazzi..."

Edoardo Pennati è il responsabile della scuola calcio dell'Oltrera, società che da anni vive a stretto contatto con la realtà professionistica del Pontedera. In questo momento di stop forzato per il calcio giovanile sta vivendo direttamente la grande ingiustizia perpretata a chi fa parte del mondo dilettantistico.
"Secondo me - dice a TOSCANAGOL - stiamo perdendo di vista l’obiettivo importante, i ragazzi!!! Se c’è la sicurezza bene andare in campo, se viene meno questa allora fermi tutti. I protocolli dovrebbero essere uguali per tutti tranne per coloro che usano i tamponi. Il virus non fa distinzione tra ragazzi. Difficile capire la logica per cui a livello centrale abbiano emanato norme che prevedano tra ragazzi di pari età in leghe differenti (dilettanti e professionisti) regole così diverse a discapito dei dilettanti, soprattutto in fasce d'età così piccole".
Toscana nuovamente in zona rossa e così si è nuovamente fermata quell'attività motoria che all'Oltrera si era ripreso. "Noi abbiamo sempre rispettato le normative e i divieti imposti. E' complicato gestire situazioni molto particolari nelle scuole calcio in questo periodo di pandemia. Situazioni dove diversi bambini non vengono mandati al campo per paura di contagi, nonostante vengano attuati protocolli molto rigidi e che si differenziano in maniera totalmente opposta da quelli adottati nei confronti di alcuni coetanei che sono iscritti in campionati che li fanno apparire diversi, come sottolineavo sopra. Molto ancora più complicato sarà riavvicinare quei ragazzi che sempre di più si stanno allontanando dai campi perché non si divertono più a fare quegli allenamenti distanziati".
Il problema è proprio questo. "Credo che si debba davvero pensare a loro, ai più piccoli, a coloro che saranno il futuro del calcio, quei piccoli che militano nei dilettanti, quelli che “ora” devono imparare e che invece a causa di questa pandemia hanno perso due anni preziosi. Si deve pensare a loro perché molti di loro, ad oggi, dopo mesi di molteplici stop forzati; allenamenti permessi solo senza uso di spogliatoi, anche se fatti in pieno inverno e con situazioni climatiche avverse mentre gli altri potevano usufruirne, nonostante essere sempre venuti ugualmente ad allenarsi senza poter gioire del gioco vero, del conttto, del confronto diretto, ora si stanno allontanando dallo sport del calcio gestito perché si divertono più a fare gli allenamenti distanziati. Credo che sarà molto difficile riportare questi bambini a giocare nei campi sportivi con la passione di apprendere nella socializzazione, nel divertimento, nel rispetto delle regole e anche nel confrontarsi nella competizione per migliorarsi, cosa che ora purtroppo, con i protocolli attuali, non è più possibile. Ma sembra che questo conti poco, poi però si pensa alka ricerca dei dei cosiddetti “talenti”, alle “nazionali”.
