GIANNI AUGUSTI ricorda le vittorie viola al TORNEO DI VIAREGGIO
L'attuale allenatore della Sestese 2003 ha partecipato a tre edizioni con la maglia della Fiorentina
Il 14 marzo ha preso il via la 68^ edizione del Torneo di Viareggio, uno dei più prestigiosi tornei di calcio giovanile per club a livello mondiale. Fin dalla sua prima edizione la kermesse viareggina, conosciuta anche come Coppa Carnevale, ha sfornato campioni destinati ad una carriera luminosa: nella prima edizione, quella del 1949, fu la volta di Sergio Cervato, futuro capitano della Fiorentina campione d’Italia. Negli anni la squadra viola avrebbe presentato sui campi del Viareggio anche il campione del Mondo Giancarlo Antognoni e il Pallone d’Oro Roberto Baggio.
Accanto a queste stelle luminose, tanti altri bravi giocatori, comunque protagonisti di carriere più che dignitose. TuttoSesto ne ha scovati (ma non era difficile) due fra i concittadini: Angelo Fontani e Giovanni (Gianni) Augusti. Il primo ha vinto il Torneo di Viareggio nel 1978, il secondo sia nel 1978 che nel 1979. All’epoca la Fiorentina era assoluta protagonista del calcio giovanile. Vorremmo che questa intervista fosse di buon auspicio per la squadra gigliata che non si aggiudica il torneo dal lontano 1992.
Dopo l’Intervista ad Angelo Fontani, ecco quella a Giovanni Augusti, attuale allenatore degli Esordienti 2003 della Sestese.
Tre partecipazioni e due vittorie. Un palmares di tutto rispetto.
"I ricordi legati al Torneo di Viareggio sono tra i più piacevoli della mia carriera. Alla prima partecipazione mi trovai sorprendentemente a giocare sei partite su sei. Ero il più piccolo. In squadra c’erano giocatori del ’57, ’58 e ’59. Solo io e Bartolini eravamo del ’60. Ero arrivato alla Primavera solo da due mesi perché Marchi era stato aggregato alla prima squadra. Giocavo terzino destro. Il modulo era ancora quello con il libero staccato e il terzino fluidificante a sinistra. Fui titolare in tutte le partite tranne la semifinale con il Belgrado. La finale fu stupenda: 4 a 1 alla Roma che all’epoca era una delle squadre più forti a livello giovanile. Mi ricordo della diretta Tv sulla Rai, i giornali e soprattutto la cornice di pubblico. Impensabile ai nostri giorni. C’erano 12mila persone a vedere la finale. Il mister era Ulivieri, un allenatore a cui devo tutto. Mi ha portato dagli Allievi alla Primavera. E’ grazie a lui se sono diventato un giocatore. Da lui ho imparato tecnica, tattica, ma anche la cura dell’alimentazione e lo stile di vita. Era un duro e non aveva mezze misure: o con lui o contro di lui. Io per lui mi sarei gettato in un fosso. Quando mi disse che avrei giocato la finale rimasi interdetto, ma lui mi tranquillizzò dicendomi di far conto che quella fosse una partita come le tante che avevo giocato contro la Cattolica. In quella partita marcavo Casaroli che il giorno prima aveva giocato in serie A a Brescia. C’erano tutti motivi per essere preoccupati, ma Ulivieri riuscì a sdrammatizzare anche quella situazione e riuscì farmi giocare tranquillo“.
fonte: www.tuttosesto.it