"Le dimissioni? Mi sono VERGOGNATO, la mia DIGNITA' non ha PREZZO"
Massimo Morgia racconta i motivi per cui ha lasciato la guida del settore giovanile della Lucchese
Un'ora di puro sfogo per togliersi il rospo di gola dopo una settimana di rabbia, tensione e tanta, tanta delusione. C'è parecchia gente, tifosi di ogni genere, a questa sorta di conferenza stampa organizzata da Massimo Morgia per raccontare i motivi del suo addio alla Lucchese.
Massimo chiede di non essere interrotto, di fare in fondo le domande, la sua è una narrazione che inizia dal momento in cui si è avvicinato alla Lucchese dopo l'arrivo della proprietà Bulgarella. "E' iniziato tutto a dicembre scorso con il presidente Bulgarella di cui ho enorme stima – aggiunge – ci siamo incontrati in posto tra Lucca e Pisa e gli diedi una disponibilità a dare una mano nel settore giovanile. Poi per Natale, Bulgarella rese pubblica questa cosa in un'intervista e mi sentì obbligato a entrare nella Lucchese come direttore tecnico. La presentazione è stata fatta a febbraio, attendevo di farla con il presidente e invece l'ho fatta con Lo Faso e Russo. Ho trovato un ambiente deluso con ragazzi che si lamentavano. Ho chiesto a tutti di compattarsi e di non fare polemiche.
Mi sono accorto che c'erano cose che non andavano bene, ma sapevo che una mia eventuale uscita avrebbe creato ulteriori problemi. Non ho più rivisto Bulgarella che non stava bene di salute. A stagione è finita, a giugno il presidente è tornato, io sono andato a parlarci per dirgli che non volevo andare avanti, che c'erano state cose che non mi erano piaciute. Era in sede con il giornalista Tronchetti che poi uscì dalla stanza lasciandoci soli. Bulgarella mi disse invece che dovevo fare il responsabile di tutto il settore giovanile: davanti a un uomo e a questa maglia non potevo tirarmi indietro, ho accettato non avendo nemmeno le competenze giuste, non sono un uomo da scrivania ma di campo. Mi sono fidato e mi fido tuttora dell'uomo Bulgarella".
Morgia si è buttato nella mischia con generosità e coraggio. "Ho stilato un programma molto dettagliato, dove c'era il resoconto di quello che avevo visto e di quello che avevo intenzione fare. Poi con l'aiuto di un ragazzino di venti anni, Tommaso, e di Valiensi ho fatto un ipotetico budget finanziario, mi sono consultato con amici come Obbedio e Indragoli. Abbiamo iniziato a lavorare e per la prima volta nella mia vita non ho messo i piedi in acqua al mare in tutta l'estate: ho passato tutto il mio tempo allo stadio. Ho spiegato che sarebbe stato un anno di grande sacrificio, c'era tutto da rifare. Per i campi di allenamento ho passato giorni con l'assessore Barsanti per avere S. Anna e San Vito come luoghi di allenamento. A Barsanti ho detto che tutti erano stati fortunati nell'anno precedente, quando si sapeva che l'impianto storico dell'Acquedotto sarebbe stato non più utilizzabile: ci fossi stato io, avrei fatto una lotta incredibile per avere da subito in concessione altre strutture".
Morgia ha capito che serviva anche un aiuto economico per gestire il settore giovanile. "Ho cercato di coinvolgere l'imprenditoria lucchese, uno in particolare l'ho fatto parlare più volte con il presidente, ma ho lasciato poi loro a concludere le eventuali trattative. Da sognatore volevo rendere completamente o quasi rendere indipendente il settore giovanile dalla prima squadra. Il settore giovanile è un fatto sociale e riguarda tutta la città. Io vengo dai quartieri più malfamati di Roma sud a me il calcio ha levato dalla strada e forse dalla galera: il calcio è aggregazione. Di queste cose ho parlato con gli allenatori, i giocatori, le famiglie. A Dicembre ho trovato 30 persone a convitto, non so se sapete i costi di tutto questo. Ragazzi che alloggiavano in un albergo e si erano iscritti alle scuole di Lucca, poi sono stati mandati in un albergo del presidente a Viareggio e poi un gruppo di questi è stato ceduti, ne sono rimasti 17-18 e ogni mattina dovevano prendere il treno per la scuola e gli allenamenti: due di quei ragazzi sono rimasti, li ho confermati perché secondo me sono due su cui si può investite e lavorare. Ho dovuto convocare le loro famiglie rassicurando che sarebbe stato tutto diverso. Abbiano un appartamento con sei posti letti con un tutor che è una istituzione come Lamberto Cotrozzi e sei sono a convitto. Solo sei, di cui uno arrivato da poco è Moschella che è sempre stato nella prima squadra".
E si arriva alle ultime settimane e Morgia si rende conto che tutto è vanificato da una società che non asseconda le sue mosse. "Perché mi sono dimesso? Il 13 settembre sono stato convocato in sede perché mi era stato detto che c'era il presidente, ma era già andato via e la segreteria mi ha spiegato che era uno degli ultimi giorni disponibili per firmare un contratto e il tesseramento. L'anno prima non ho voluto tesserarmi, il mio rapporto è cominciato quest'anno e il 13 ho firmato, e il 17 mattina ho dato le dimissioni. Alla faccia della scaramanzia. Ho chiamato il presidente perché c'erano dei problemi: i 2010 sono pochi, gli ho detto, rischiamo di fare figuracce, e lui mi ha detto di aver firmato tutto quello che gli hanno fatto firmare. Arrivo al campo e il segretario Barale mi dice che l'ha contattato la segretaria Fabrizia che gli dice che per ordine del presidente tutte le trasferte della Primavera a parte Catania e Catanzaro dovranno essere effettuate in giornata. E su questa cosa ho rivisto i fantasmi dello scorso anno. Mi sono veramente incazzato e ho iniziato a girare per le campagne lucchesi in maccina per sfogarmi. Ma non è finita: l'allenatore del 2010, un amico fraterno, Alessandro Tempesti, mi dice che ha solo 11 giocatori a disposizione senza portiere di riserva, per la prima gara di campionato, c'era un premio di valorizzazione che non è stato pagato. Questa situazione, per uno che si sente le responsabilità addosso come me, è inconcepibile. Mi sono vergognato. Quando è successa questa cosa, sono entrato negli spogliatoi e ho detto ai ragazzi di stare tranquilli e che le responsabilità erano solo le mie".
"Il giorno della gara della prima squadra con il Rimini – prosegue Morgia – ho mandato un messaggio al presidente in cui preannunciavo le dimissioni perché erano successe cose che non potevo essere non valutate. Non volevo tornare allo scorso anno, non volevo concedere alibi, chi non ha il coraggio di ribellarsi non può lamentarsi: ho fatto l'unica cosa che potevo fare, era dimettermi per rendere pubblica la cosa. Queste sono le motivazioni vere".
E poi? Cosa è successo? Qualcuno l'ha contattata della società? "Ieri ho fatto una videoconferenza con Lo Faso, con Bulgarella non ho avuto occasione di parlarci e credo abbia i suoi seri motivi per non rispondere. Con Lo Faso ci siamo detti che il settore giovanile riguardava solo me e il presidente, sostiene che non sapeva nulla dei tesseramenti e delle altre cose. In questi mesi, mi sono rapportato solo con Minchella. Il budget? Credo proprio lo avessero visto tutti e tenete conto che ovviamente senza tanti ragazzi a convitto era ovviamente stato ridotto. Se le mie dimissioni, possono portare tranquillità e risolvere questi problemi concreti sarò il primo a essere contento: un capitano deve fare così, non ero certo venuto per un contratto durato quattro giorni. La mia maglia è stata solo e soltanto quella della Lucchese e lo dovevo dimostrare per l'ennesima volta. La gente di Lucca di me deve avere solo un bel ricordo. La dignità non ha prezzo e io ho fatto tutto per tutelarla".