Giacomo Chini, la storia di un allenatore in carriera
Dopo una carriera da calciatore finita troppo presto, a 36 anni ha già una bella esperienza come "secondo" e l'aspirazione di provare a farcela da solo

Una storia di calcio e di vita. E’ quella di Giacomo Chini, senese di Gaiole in Chianti (ora però vive a Levane, una frazione di Montevarchi), calciatore prima e oggi allenatore. Una carriera spezzata a soli 30 anni da un bruttissimo infortunio subito nel 2008 a Forcoli, serie D, durante la gara contro il Sangimignano. Un vero peccato perché Giacomo aveva toccato pure la serie B a Genova ancora giovanissimo.
Come contraltare, il vantaggio invece di avere iniziato prestissimo quella di allenatore. Oggi a 36 anni vanta già una bella esperienza, la voglia di crescere e di imparare è tantissima, quella di restare in un ambiente che ama visceralmente.
“E’ vero – dice confidandosi a TOSCANAGOL – come calciatore ho iniziato presto a certi livelli ed ho finito, ahimè, presto.”
E’ stata una carriera che possiamo definire “strana”. “Qualcosa ho sbagliato anch’io, mi sono fidato di persone che pensavo potessero aiutarmi invece hanno fatto solo i loro interessi. Ad esempio posso dire di aver commesso l’errore di lasciare un procuratore come Eugenio Ascari che è una persona invece degnissima.”
Settore giovanile della Lucchese, poi a 17 subito serie D con l’Aglianese allenata da Marco Masi, quindi a 18 anni il debutto in C1 a Montevarchi con Giancesare Discepoli, un tecnico che Giacomo poi ritroverà anche a Lucca e poi a Ferrara. Poi ritorno in rossonero, tre stagioni importanti con Orrico, Viscidi e D’Arrigo in panchina, la beffa della finale play-offs persa contro lo Triestina nel 2002. Chini, difensore esterno, poi rivisto anche come ottimo centrale, che assume una dimensione importante, tanto che nell’estate successiva entra nell’orbita del Genoa che lo porta a giocare in serie B. “Il primo anno le cose andarono bene, giocai anche diverse partite, l’anno successivo invece a Gennaio, visto che avevo poco spazio, decisi di andare a giocare in Grecia e quella fu una scelta davvero poco azzeccata. Sono stato là quattro mesi, c’era anche Beppe Signori, non ho preso soldi e poi quando sono rientrato in Italia ho avuto difficoltà per potermi di nuovo tesserare. Non riuscivo a svincolarmi, sono ripartito da Casale in C2 perdendo un anno e mezzo.”
Giusto raccontare quel drammatico 14 Dicembre 2008, giorno dell’infortunio a Forcoli. “Ricordo un calcio di punizione di Raffaele Moriani (oggi ancora bomber nel Marina la Portuale in Eccellenza ndr), una palla che spiove in area, io che mi tuffo per metterla in rete, anticipo un difensore ospite appostato sulla linea di porta che calcia e mi colpisce in pieno viso. Oltretutto faccio rete.”
Fu un colpo tremendo, di cui oggi Giacomo porta ancora le conseguenze. “Ho subito frattura dello zigomo, della mandibola e della mascella, del setto nasale e della parete orbitale. Ho riaperto l’occhio sinistro dopo due mesi. Sono stato operato al viso all’Ospedale di Siena, mi hanno messo tre placche. Da quel giorno ho chiuso con il calcio giocato. Andavo a vedere il Forcoli solo perché era un ambiente splendido ed una società che non mi mai lasciato solo, ma c’era una sorta di rifiuto, Troppo forte era stata quella botta in viso. E se mi fosse successo di nuovo? Avevo famiglia, dovevo pensare a questo. Da un occhio la vista non mi è più tornata e non posso neppure essere corretto con delle lenti.”
Dopo la fase di rifiuto, ecco che il calcio è iniziato… a mancare. “Sentivo che mi mancava qualcosa, tipo la tensione della partita. Ho iniziato così a fare l’allenatore. Mi sono iscritto al Corso Allenatori a Grosseto e per un mese e mezzo ho fatto avanti e indietro. Poi in estate arrivò occasione Siena e ho iniziato con gli Esordienti.”
Chini però è sempre rimasto in contatto con Franco Lerda, l’allenatore che aveva conosciuto a Casale. Con lui un rapporto che dura da sei anni. “Andai in Piemonte a Gennaio e il Casale era ultimo schiantato, retrocedemmo e in D con Franco alla guida facemmo una stagione strepitosa, secondo posto e poi conquista dei play-offs nazionali con la vittoria a Figline contro una squadra campana. Io poi andai a Forcoli, ma con Franco siamo rimasti in contatto: lui mi disse subito che gli sarebbe poi in futuro piaciuto lavorare con me. Pensavo fosse una frase fatta, di quelle che si dicono così per dire, invece l’ha fatto. Io avevo iniziato ad allenare gli Esordienti del Siena e nel frattempo avevo iniziato a seguire qualcosa per lui che era alla Pro Patria. Quando poi è andato al Torino in serie B mi ha chiesto di entrare nel suo staff: il suo “secondo” era Flavio Destro, il padre di Mattia. Fu un’annata non facile, dovevi solo vincere, partimmo invece male, facemmo un gran girone di ritorno e per un punto perdemmo i play-offs. La stagione successiva rimanemmo fermi pur avendo il contratto con il Torino, siamo ripartiti con il Lecce appena retrocesso in B: facemmo tutto il ritiro con l’incertezza del calcio scommesse che fecero poi piombare il Lecce in Lega Pro. La partenza fu strepitosa, poi ci fu un calo, ma eravamo sempre primi e in semifinale di Coppa Italia. Avevamo un punto sulla seconda e fummo esonerati. La stagione successiva ripartì Moriero a Lecce, ma dopo cinque sconfitte consecutive ci richiamarono. Era una situazione non facile, ma la squadra fece una cavalcata straordinaria ed agguantò il terzo posto, Era la stagione scorsa, con la finale play-offs persa al 118’ minuto.”
Fu un finale “caldissimo”. “Ci fu l’invasione di campo festante dei tifosi del Frosinone, noi eravamo andati a salutare i nostri sotto la Curva e ci trovammo ottocento persone che ci prendevano in giro e ci insultavano. Una parola tira l’altra e ci dovemmo difendere. Franco ha rimediato una squalifica di sei mesi davvero vergognosa. Sono andato così io in panchina per un mese, per un totale di sei partite. Abbiamo avuto un Dicembre nero dopo una partenza buonissima, tre sconfitte di fila che ci sono costate le panchina. Là non aspettano, vogliono vincere a tutti i costi. Ho visto partite di tutti e tre i gironi della Lega Pro di quest’anno e il C è davvero di un altro livello, sia a livello fisico, che tecnico, che ambientale.”
Ora Giacomo si tiene aggiornato seguendo Lega Pro e in questo periodo anche torneo di Viareggio. “Sto guardando un po’ di tutto, ho visto Pontedera, Lucchese, Arezzo, tante partite. Mi piacerebbe ora anche andare a vedere gli allenamenti di qualche società importante: ad esempio vorrei conoscere Sarri e vedere come lavora. Da casa mia ad Empoli ci sono solo quaranta minuti di strada, potrei andarci per qualche giorno.”
E il futuro? “Diciamo che sono ancora giovane, ma come allenatore o meglio “secondo” ho già una bella esperienza in piazze mica semplici come Torino e Lecce. Penso già di avere un bagaglio di conoscenze importanti, tutte cose che mi sono servite e mi serviranno in futuro. Non so quando, ma è chiaro che ho l’ambizione e la voglia di allenare in prima persona. E’ giusto avere questa aspirazione, non mi sento come altri un “secondo” vita. E’ chiaro che mi servirà ancora del tempo, però sono pronto anche a partire dal basso, non ho la presunzione di chiedere la Luna, anche da un’ Eccellenza o una serie D, meglio che da un settore giovanile anche di primo piano. Penso che mi trovo meglio con i grandi. L’importante è trovare una società che creda in me, che abbiamo un programma serio e che mi permetta di lavorare serenamente.”
