"Va cambiato il PROTOCOLLO per i CALCIATORI che hanno avuto il COVID"
Serve accorciare i tempi di attesa per un ritorno rapido in campo. La presa di posizione di Paolo Bosi
In un momento di caos come questo che stiamo vivendo, torna più mai d'attualità il problema del dopo covid per coloro, ci riferiamo ai calciatori, che sono risultati positivi. Il nuovo rialzo vertiginoso dei contagi e la facilità con cui esso si propaga induce più mai una riflessione sul protocollo da usare per "riabilitare" l'atleta.
Quello stabilito infatti a inizio stagione ora risulta inadeguato e non al passo dei tempi, e crea problemi alle società.
Questo quanto è previsto: "Si ricorda che in tutti i casi di pregressa infezione da SARS Cov.2 e relativa guarigione, intervenuta sia prima della ripresa dell'attività sia in corso di stagione, i soggetti che prendono parte all'attività dovranno provvedere ad una nuova visita per il rilascio della certificazione d'idoneità sportiva, ove richiesta, ovvero, se ancora in possesso di un certificato in corso di validità, di una attestazione di "Return to play"..."
Molte società si stanno così lamentando per questa situazione che con l'aumentare del numero dei contagiati rischia di paralizzare il ritorno sui campi da gioco. Anche perchè servono almeno 30 giorni di tempo dall'avvenuta guarigione prima di poter fare la nuova visita di idoneità.
Da diversi giorni il presidente della LND Toscana Paolo Mangini si sta impegnando su questa cosa a livello nazionale e confida di riuscire al più presto a far cambiare il protocollo insieme alla LND e alla FIGC.
A tal proposito registriamo la presa di posizione di Paolo Bosi, vice presidente del Settore tecnico di Coverciano, nonchè direttore sportivo della San Michele Cattolica Virtus. "Il momento è delicato, i casi aumentano e serve prudenza. Credo che prevarrà l’idea di una sospensione delle competizioni. Nell’ottica di programmare la ripartenza credo sia giusto fare delle considerazioni sulle difficoltà che le società hanno avuto rispetto all’applicazione dei protocolli sanitari. Credo sia giusto riconsiderare le regole sulle quarantene e sui protocolli sanitari per il rientro di atleti contagiati, principalmente a tutela della salute e poi per consentire una ripresa delle competizioni più corretta".
Bosi precisa che "i protocolli sanitari sono stati redatti quando non c’erano i vaccini per questo motivo vanno aggiornati modificando i periodi di attesa per effettuare la visita di “return to play”, soprattutto per i soggetti asintomatici, con sintomatologia lieve e vaccinati. Sarebbe lecito pensare di ridurre tale periodo per permettere agli atleti di ritornare a fare attività sportiva senza attendere 30 giorni o senza accedere al protocollo professionisti che prevede esami assai costosi".
A Roma il dibattito è aperto, sicuramente le segnalazioni in merito sono state tante, speriamo di avere presto un protocollo aggiornato e sicuramente più snello. "Infine - conclude Bosi - un altro problema da affrontare riguarda il periodo di quarantena, ma su questo tema si esprimerà il governo a breve".