Si è SPENTO ad 86 ANNI un noto PERSONAGGIO del CALCIO LUCCHESE
Ci ha lasciati Rolando Bertolini, conosciuto con il soprannome di Kubler, volto storico dell'Atletico Lucca
Ci lascia una figura storica, testimone del pionierismo del calcio dilettantistico e giovanile degli anni del secondo dopoguerra e del boom economico. E’ infatti deceduto Rolando Bertolini, conosciuto da tutti gli appassionati del pallone lucchese con il soprannome di Kubler. Aveva 86 anni e fino ai tempi ai giorni precedenti alla pandemia non rinunciava mai alle sue passeggiate in bicicletta nelle vie del centro storico o nelle vie di S. Marco e di Sant’Anna. Per “Kubler” quelle erano occasioni di socializzazione per raccontare le sue impressioni e le sue esperienze su partite del Settembre Lucchese e sulle partite del “suo” Atletico Lucca.
La sua esperienza di dirigente sportivo iniziò alla fine degli Anni ’50 con l’Andrea Doria, una delle società che rappresentava gli antichi rioni del centro storico di Lucca (in particolare Porta di Borgo). Ricordava egli stesso a chi incuriosito gli chiedeva aneddoti su quel pallone d’altri tempi: “Ogni rione all’interno delle mura aveva la propria squadra, S. Anna, S. Donato e pochissime altre erano le società in rappresentanza dei suburbi fuori le mura”. Nei primi anni Sessanta fu presidente dell'Andrea Doria, una di quella società rionali con sede interne alla cinta urbana. In pochi anni, le squadre del suo club potevano contare un secondo posto nel campionato FIGC 63-64 oltreché trofei nelle maggiori competizioni dell’epoca quali la Coppa Cantoni e la Coppa Serchio, alzata al cielo dopo una epica finale contro l’Astor Lucca. Nel 1965-1966 l’Andrea Doria chiuse i battenti in quanto diversi protagonisti furono costretti ad allontanarsi da Lucca per motivi di lavoro o perché residenti altrove dopo il proprio matrimonio.
In quegli si sposò ed allargò la sua famiglia anche Bertolini (lascia infatti moglie e due figli) che, a differenza di tanti compagni di avventura con l’Andrea Doria, restò in lucchesia, passando nelle fila dell’Atletico Lucca, club a cui resterà definitivamente legato fino agli ultimi giorni della sua vita. Dopo la morte di “Traliccio” Candido Arrighi, che della società ne fu anima e socio fondatore nel 1970, Bertolini divenne presidente del club, carica che manterrà per circa un decennio (circa dal 1985 al 1996). Anni in cui al campo Henderson si sfornarono campioni andati poi a calpestare l’erba dei campi di serie A. Anni difficili a livello gestionale, perché la presidenza di Bertolini coincise con il passaggio della leadership dei soci fondatori (Galli, Serantoni, Traliccio, solo per citarne alcuni) alle nuove leve. Bertolini seppe condurre la società unendo doti manageriali e tratti umani, curando relazioni sia sul territorio sia oltre i confini cittadini e con club professionistici. Con il trascorrere degli anni, Bertolini lascia ai più giovani la massima carica dirigenziale ma non si defila, restando prezioso consigliere dei nuovi conduttori del club, disponibile al seguito di squadre e soprattutto tifoso delle squadre rossonere. Se non poteva assistere ad un match importante, immancabile ai dirigenti accompagnatori la sua telefonata post gara per conoscere risultati e aneddoti dei ragazzi del “suo” Atletico. Tra le sue attività extracalcistiche, quella di segretario dei Granatieri di Lucca; date le sue lunghe leve, il servizio militare lo svolse proprio nei granatieri di Sardegna.
L’attività calcistica era il gradevole passatempo dopo aver svolta l’attività lavorativa: per anni è stato titolare della falegnameria “Bertolini e Lovi”, autrice di numerosi arredi di negozi nel centro storico di Lucca e rinomata prima degli anni della diffusione dei colossi multinazionali anche nel settore del mobilio. Il soprannome Kubler deriva da un'impressionante somiglianza col ciclista svizzero vincitore di un Tour de France e di un Giro d'Italia. Bertolini infatti, al pari di Kubler, era magro, dinocciolato e con il naso aquilino. Da giovane ricevette in regalo una bicicletta e, in occasione di una tappa del “Giro” che prevedeva l’arrivo all’Abetone, decise di andare con alcuni amici al traguardo per assistere all’arrivo dei ciclisti. Raccontava lo stesso Bertolini che mentre saliva in bicicletta per appostarsi all’arrivo dei corritori, un gruppo di giovani studenti lo affiancarono e lo incitarono scambiandolo per lo scalatore e campione svizzero. Da quel giorno, per tutti, Bertolini è, e rimarrà, Kubler.