"La mancanza di ARBITRI è FIGLIA di una CULTURA SPORTIVA sbagliata"
Intervista con Paolo Bosi, vice presidente del settore tecnico di Coverciano e direttore sportivo della San Michele Cattolica Virtus
Una ripartenza del calcio dilettantistico e giovanile che era tanto attesa e voluta un po’ da tutti. Un periodo durissimo della nostra storia che però non è servito a cambiare certi usi e costumi, anzi, si potrebbe anche “sospettare” che li abbia peggiorati, visto il “clima” in cui siamo costretti a vivere ogni giorno. Il tanto auspicato cambiamento, o almeno, miglioramento, non c’è davvero stato e, entrando nell’ambito calcistico, gli ultimi tristi fatti di sabato scorso a Fiesole ne sono la prova tangibile.
Paolo Bosi, da anni direttore sportivo della San Michele Cattolica Virtus, è da pochi mesi anche vice presidente del settore tecnico della FIGC di Coverciano, ed è da sempre una “voce” importante e autorevole del nostro calcio. "Continua ad esserci un “clima” sbagliato sui campi da calcio – dice in questa intervista a TOSCANAGOL – che talvolta sfocia in episodi eclatanti come questo di pura violenza. Quando succedono queste cose bisogna chiederci cosa potremmo fare per migliorare la cultura sportiva nei confronti dei ragazzi e delle loro famiglie, degli allenatori che li vivono tutti i giorni. L’agonismo è un cosa sana se la si vive bene, è altresì malsana se la si confonde con qualcosa che non è sport".
Il problema della “cultura” sportiva che manca a questo paese non si scope certo oggi. La vicenda della mancanza degli arbitri non è che un’altra conseguenza di tutto questo. E con Bosi vogliamo puntare l’attenzione su questo argomento. "Ma certo – osserva Bosi – come si pensa che ci sia la voglia di diventare direttore di gara se poi in tribuna si assiste a spettacoli indecorosi nei nostri campi dilettantistici? L’attacco all’arbitro è una costante, giovani ragazzi sono oggetto di offese da parte di gente che potrebbero essere i loro genitori. Che esempio viene dato ai ragazzi? Che messaggio arriva nelle case?"
Un clima che certo non favorisce la voglia di diventare arbitro. "Esatto. Ci sono ragazzi che a un certo punto della loro crescita si accorgono che magari non hanno prospettive e allora potrebbero compiere questo percorso. Aver giocato è senz’altro un vantaggio per poi fare l’arbitro".
Da dirigente di società e da vice presidente del settore tecnico, Paolo Bosi apprezza le nuova iniziative promosse per favorire il ruolo dell’arbitro e incentivarne l’aumento dei tesserati. "Vanno ridotte le distanze tra il mondo arbitrale e le società. E’ un cattivo costume secondo me criticare e basta un arbitro quando sbaglia. Segnalare gli errori. Servirebbero anche le recensioni positive, evidenziare le prestazioni positive degli arbitri, se un arbitro fa delle buone prestazioni, se comunica bene, spiega le sue decisioni e si fa capire. Credo che sarebbero passi importanti per avvicinare i due mondi".
Il problema è che senza arbitri, poi, non si gioca… "Più arbitri bravi ci sono e più è bello giocare. Incentivare il ruolo dell’arbitro serve a tutti. Serve sensibilizzare tutte le componenti e cambiare il modo di pensare. Basta con certi luoghi comuni, basta con il creare un clima particolare intorno all’arbitro credendo che questo possa portare vantaggi alla propria squadra. Certi retaggi vanno assolutamente modificati. Sono quelli che poi ci hanno portati a questa situazione e all’impoverimento di questa classe. Bisogna cominciare a sottolineare e a capire che quando si trovano arbitri bravi e preparati, questo è un valore aggiunto per tutti noi".
Bosi lancia un invito e un appello. "Il problema c’è e non deve essere minimizzato. Ognuno deve fare la sua parte. Noi società dobbiamo fare in mondo che chi viene ad arbitrare sia messo nelle migliori condizioni per farlo. Noi dobbiamo educare i ragazzi e, ove possibile, i loro genitori, a vedere nell’arbitro una figura fondamentale per tutto il movimento. Va affrontato e risolto tutti insieme, anche questa settimana ho assistito a scene censurabili, sia in tribuna che in campo, dobbiamo crescere e le società devono avere il coraggio di intervenire".
Infine, ecco una considerazione che può servire alla classe arbitrale. "Tempo fa ho avuto la fortuna di mettere a disposizione le nostre squadre per lo sviluppo del VAR. Siamo così entrati in maniera diretta a contatto con questo mondo. E’ stata un’esperienza bella per noi e per gli arbitri. Io dico questo: è comprensibile e giusto che esista una distanza tra i due mondi, ma ci potrebbero essere tante iniziative utili per ridurre questa distanza e farci conoscere meglio il mondo arbitrale. Potrebbe servire a tutti. Il doppio tesseramento che è stato introdotto ora mi sembra una cosa interessante e importante in tal senso anche se ancora è poco conosciuto dalle società. Mi auguro che questa iniziativa venga promossa come merita e che possa portare a dei risultati".
NELLA FOTO PAOLO BOSI (A SINISTRA) CON GIANLUCA ROCCHI DESIGNATORE ARBITRALE DELLA SERIE A