"Giusto togliere il VINCOLO: nel CALCIO deve tornare la MERITOCRAZIA"
TOSCANAGOL apre un DIBATTITO su questa problematica. Fausto Bello spiega perchè è favorevole
Il VINCOLO SPORTIVO, croce e delizia, oggetto del contendere in questo momento più che mai di attualità. Da anni si parla di abolirlo, ora pare essere arrivati davvero al momento della svolta. Le società dilettantistiche sono sul piede di guerra: per anni hanno basato gran parte della loro attività sulla possibilità di trovare forme di finanziamento sulla possibilità di valorizzare i propri ragazzi. Ora questo loro "mantra" sta venendo meno e la polemica sta per scoppiare.
TOSCANAGOL vuole capire esattamente la problematica ed apre pubblicamente un DIBATTITO. Chi volesse mandare un proprio intervento può scriversi a info@toscanagol.it oppure via whatsapp al 3295316202.
Intanto ospitiamo il pensiero di chi è FAVOREVOLE all'abolizione del VINCOLO. Ci scrive Fabio Bello, allenatore e genitore, che ci spiega nel dettagli i motivi della sua opinione.
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Oggi prende corpo la notizia che il governo, (io aggiungo finalmente) tramite il ministro Spadafora, che, con un disegno di legge, si vada all’eliminazione del vincolo sportivo nel mondo del calcio.
La mia esperienza, oltre a quella di allenatore e Match-analyst, in questo ambito, è quella di genitore, avendo due figli, che fortunatamente praticano sport, ma sfortunatamente, (a malincuore) debbo dire ad oggi per tutte le vicissitudini, praticano calcio.
Il vincolo nei dilettanti e nei professionisti (non parlerò direttamente dei fatti, per non rischiare denunce di nessun tipo), porta con se, diverse problematiche.
La prima per il mio punto di vista è quella spesso, del ricatto, le società in modo subdolo, nei confronti dei genitori, “il ragazzo o firma il vincolo o non gioca più” oppure quando il ragazzo vuole andare in un’altra società “o porti i soldi oppure non parti”
Questa è indifferentemente usata sia nei dilettanti, che nei professionisti
L’altro problema deriva dalla rinuncia precoce al gioco, proprio, per colpa del vincolo, quando un ragazzo non si trova in un gruppo, per i più disparati motivi, magari gioca poco, o l’allenatore non lo vede e vuole cambiare aria, sentendosi ricattare, decide di dire basta e rinunciare al calcio.
Io mi sono trovato tra i professionisti, con un figlio, non firmando il vincolo pluriennale (tra i professionisti scende al quattordicesimo anno di età) perché non si trovava nella società di appartenenza, a non vederlo giocare per circa 4 mesi.
Immaginate un ragazzo, ancora non aveva quattordicenne, che deve continuare ad allenarsi e non giocare, magari prima era il capitano e uno dei protagonisti della squadra, senza far polemica, ma come si può permettere, ad una società solo, per le mire personali, di non far giocare e ripeto GIOCARE, perché il calcio è un gioco un ragazzo di 13 anni?
L’altra "moda" pericolosa, che, tutti conoscono, ma nessuno prende provvedimenti seri, e che legata sempre al vincolo, procura ancora più danni è quella del premio, fonte di ricatto e di innumerevoli favori di sotto banco, dove, fatiscenti procuratori si prestano, per proporre previo esborso dei genitori, ragazzi incapaci o molto al limite della categoria, in società di tutte le categorie, pagando le spese e spesso anche molti soldi in più.
Io credo che il giusto mezzo per riportare il calcio a livelli accettabili, sia la meritocrazia, questo passaggio è obbligatoriamente legato all’esclusione del vincolo e secondo il mio modesto parere, anche con l’annullamento del premio, spostando lo stesso al momento dell’effettivo debutto nel calcio dei grandi, magari dopo almeno una ventina di presenze, eliminando chiaramente l’obbligatorietà delle quote.
Il calcio funziona, come il resto del mondo dello sport e del lavoro, se va avanti chi merita, e non chi “intrallazza” o addirittura paga, pensate se per entrare a lavorare in un ufficio importante, qualcuno si trova a pagare, come si chiama questo per la legge? E allora perché nello sport è tacitamente accettato?
L’altro punto che si va a favorire eliminando il vincolo, è proprio la meritocrazia di sistema, in che senso?, se lavori bene, se hai impianti all’altezza e allenatori preparati, quindi il ragazzo ha la certezza, che lavori, per il suo costante miglioramento, perché dovrebbe andare in un’altra società, invece, un ragazzo, che magari ha dei mezzi, che si trova ad essere allenato, dal primo che capita, in campi, dove spesso non crescerebbero neppure le patate, abbindolato magari da promesse mai mantenute, perché dovrebbe rimanere nella società che non ha nessun interesse reale nei confronti del ragazzo?
Chiaramente, per cambiare la situazione attuale del calcio, non può essere solo preso di mira il vincolo, ma la riforma deve essere strutturale, prevedere appunto un modello funzionale, dove al centro di tutto torna il ragazzo.
In questa ristrutturazione, entra anche il capitolo allenatori, gli allenatori bravi (sembra che anche questo capitolo verrà preso in carico dal governo) devono essere pagati e i rimborsi minimi, devono essere riconosciuti a tutti, in questo, dovrebbe essere anche AIAC ad intervenire, perché tra il costo dei corsi, gli aggiornamenti e il tempo che dobbiamo dedicare alla nostra passione per essere sempre all’altezza dell’incarico, non possiamo rinunciare ad un incarico, interessante e vedere che arriva un altro allenatore che accetta gratis, oppure spesso, si porta in dote lo sponsor.
Il discorso è culturale, se vogliamo veramente bene ai nostri ragazzi, dobbiamo lottare tutti insieme per il loro bene, senza guardare più ai meschini affari personali, perché ciò che stiamo producendo è un calcio mediocre destinato all’implosione totale e probabilmente molto spesso aiutiamo la società a costruire persone peggiori invece di uomini.
CHI E' FAUSTO BELLO
"Ero un giocatore mediocre, quattro anni nel settore giovanile della Cerretese quando era tra i professionisti e tutte le categorie dilettantistiche Rino ai 26 anni, quando in un infortunio mi sono girato il piede di 180* e fine della carriera. Da allenatore sono stati diversi anni al Montaionee poi Gambassi alla Juniores e come "secondo" in Eccellenza, quindi Tuttocuoio negli Esordienti professionisti), Montelupo, Ponzano e altre con diverse soddisfazion. Ho allenato qualche ragazzo che oggi gioca nei professionisti. Ho partecipato al primo corso Match Analyst a Coverciano, ma a parte qualche collaborazione da esterno non ho trovato una società per poter fare anche questa professione. Ho sempre rifiutato società dove non interessavano le mie conoscenze, ma solo i giocatori allenati e adesso sono a Limite sull’Arno, una delle poche realtà dove si può lavorare bene, anche se per adesso non ho potuto far vedere molto, allenando i giovanissimi B".