Che INIZIO alla prima PANCHINA con i GRANDI per un ex CALCIATORE PROF!
Eccellenza Girone B, a tu per tu con l'allenatore della Colligiana Francesco Mocarelli
Ex calciatore professionista, alla prima esperienza da allenatore con i “grandi” Francesco Mocarelli è partito molto bene.
Fiorentino classe 1979, da calciatore dopo essere partito dalle giovanili di Sancascianese e Audace Galluzzo ha vestito le maglie di Lucchese, Novara, Rondinella Marzocco, Montevarchi, Arezzo, Grosseto, Sangiovannese, Frosinone e Perugia, arrivando fino alla Serie B e disputando oltre duecentocinquanta partite in Lega Pro. Nel suo palmares due campionati vinti in serie D con Lucchese e Perugia, tre campionati in C2 (Grosseto, Lucchese e Perugia), due supercoppe vinte in C2 (Lucchese e Perugia) e una coppa Italia di serie D (Perugia).
Intrapresa la carriera di allenatore, nelle ultime due stagioni ha guidato gli Under 19 nazionali della Sangiovannese prima di approdare, la scorsa estate, alla prima squadra della Colligiana, dove sta davvero ben figurando. Dopo sette giornate, la compagine biancorossa è infatti seconda nel Girone B di Eccellenza, ad un solo punto di distacco dalla capolista Affrico.
Nonostante gli ottimi risultati, però, il tecnico predica calma. “Sono davvero felice dell’esperienza che sto vivendo e di come stanno andando le cose. La partenza è stata buona, dopo aver perso malamente al debutto contro l’Asta, in una partita in cui tirammo tanto in porta e fummo puniti da un rigore nel finale, siamo reduci da sei risultati utili consecutivi (quattro vittorie e due pareggi, ndr). La squadra è molto giovane, ha un’età media di poco più di ventuno anni, lo staff è tutto nuovo ed il nostro obiettivo rimane la salvezza. Abbiamo cambiato modo di giocare e di interpretare il calcio, vogliamo cercare di dare continuità a prestazioni e risultati, ma non vogliamo creare false illusioni, anche perché ci sono squadre che hanno allestito rose assai competitive. Viviamo partita dopo partita, mi sto concentrando su questo, dobbiamo crescere come collettivo e come singoli. Questo è un campionato molto livellato, puoi vincere e perdere con chiunque, quindi dobbiamo essere bravi a mantenere i piedi ben saldi a terra. Certo è che l’entusiasmo non manca e con quello lavori meglio, a maggior ragione se hai la testa sgombra dall’assillo di dover vincere per forza”.
Con la Colligiana è scattato subito un grande feeling. “Sono reduce da un’esperienza biennale con la Juniores Nazionale della Sangiovannese con cui abbiamo ottenuto buoni risultati, basti pensare che sotto la mia gestione ben dieci ragazzi hanno esordito in Serie D. Penso che a Colle Val d’Elsa, vista la giovane età della rosa, mi abbiano scelto per questo. E quando ho ricevuto la loro chiamata, ho subito accettato, senza pormi nessun tipo di domanda. A distanza di mesi devo dire di essere davvero felice per quello che ho trovato, dall’ambiente alla dirigenza”.
Dopo una lunga carriera da calciatore professionista, adesso l’obiettivo è arrivare in certe categorie anche da allenatore? “È il terzo anno che alleno, ho iniziato perché invogliato da alcuni miei ex compagni, ma devo dire che mi piace davvero tanto, mi mette a mio agio. Faccio l’allenatore perché mi gratifica e perché mi piace trasferire il mio bagaglio ai ragazzi. Arrivare nei professionisti è un sogno, non di certo un’ossessione”.
Da calciatore ha giocato in tante piazze importanti, ce n’è qualcuna dove, più di altre, vorrebbe tornare da allenatore? “Sono stato nove anni alla Lucchese e quattro a Perugia, e di entrambe le squadre sono divenuto il capitano. Sono le due piazze che più mi hanno identificato, e dove ancora oggi ho tante interazioni. Lucca mi ha visto crescere come ragazzo e come calciatore, a Perugia mi sono consacrato. Ma ribadisco che sono solo all’inizio di questa carriera, e ad oggi non arrivo nemmeno a pensare di poter arrivare fino lì. Il mio presente è la Colligiana ed il mio focus è soltanto fare bene in biancorosso”.
Come è cambiato il calcio negli ultimi venticinque anni e in cosa si deve essere maggiormente bravi oggi nel fare l’allenatore? “Ci vuole un atteggiamento più comprensivo nei confronti dei ragazzi. Io ho avuto tanti allenatori importanti, alcuni dei quali erano dei sergenti di ferro, più rudi e meno comprensivi. Il vero giocatore non è solo quello che sa calciare, la testa è una componente fondamentale per arrivare a certi livelli e adesso mi devo adattare. Specialmente nei dilettanti l’adattamento è la cosa più importante, ci vuole meno carattere e più comprensione oggi, ma questo ha anche il suo lato positivo, perché con i ragazzi si crea un rapporto umano più empatico”.
Tanti allenatori importanti in carriera avuti da Mocarelli, c’è qualcuno al quale si ispira? “Non mi riesce scimmiottare qualcun altro, cerco sempre di essere me stesso in tutto quello che faccio ed in base alle situazioni. È normale, però, che guardo, osservo, e ricordo alcune circostante che posso andare a riproporre, ma non sarei mai capace di provare ad emulare qualcun altro”.