Le "primavere" sono ormai 38, ma il vizio del gol non l'ha mai perso in questi anni. Fa clamore il ritorno di in Toscana di Manuel Pera, attaccante "speedy gonzales", lucchese di Lammari che dopo essere esploso con la maglia della Lucchese dal 2008 al 2011, è diventato uno dei bomber italiani più appetiti in serie D. E' ufficiale l'accordo con il Ghiviborgo che nella sua pagina facebook, annunciandolo, scrive che "non sono necessarie presentazioni".
In effetti la carriera di Manuel parla da sola: ha giocato 495 partite segnando la bellezza di 284 reti soprattutto tra serie C e serie D. Nelle ultime due annate (o meglio, una e mezzo) ha vestito la maglia del Forli col Forlì è andato a segno 12 volte in 16 gare giocate nella stagione 2020-2021 e 14 in quella conclusa a maggio.
In precedenza aveva fatto clamore il suo passaggio al Taranto (2017-2018) dove però non si inserì bene, segnando solo 4 reti, accettando poi alla riapertura delle liste la proposta della Recanatee nelle Marche: qua, sempre in serie D, tre stagioni e mezzo, segnando rispettivamente 20, 19, 15 e 6 reti. Andando sempre a ritroso nella sua carriera, nella stagione 2016-2017 ha giocato nell'Ancona Matelica realizzando 22 reti, e prima ancora Delta Porto Tolle dove realizzò la bellezza di 28 reti e nel 2014-2015 la grande stagione con la maglia del Rimini dove andò a segno per ben 30 volte.
Una storia del tutto particolare quella di Manuel che salì improvvisamente alla ribalta calcistica quando dal Lammari (Promozione) passò alla Lucchese. Fino a quel momento la sua era stata la classica vita del calciatore dilettante che univa il duro lavoro in fabbrica a quello del divertimento con il pallone.
Da ricordare l'intervista rilasciata alcuni anni fa a Eurosport. "Vivere grazie al calcio, senza dovermi svegliare alle 7 tutte le mattine per lavorare nel calzaturificio della mia famiglia la ritengo, ancora oggi, la più grande conquista della mia carriera, un orgoglio come l’aver superato quota 200 gol. Può sembrare una frase retorica ma per me il calcio è sempre stato un divertimento, un passatempo da vivere con gli amici del mio paese: Lammari. E’ lì che ho iniziato a tirare i primi calci ed è quella la maglia che ho vestito fino ai 19 anni quando ho debuttato in prima squadra nel campionato di Promozione da terzino destro, il ruolo che i miei allenatori mi avevano sempre ritagliato e che a me, per la verità, non garbava granché”.
Pera era certamente più a suo agio quando poteva offendere o calciare in porta, ed è scendendo in Prima Categoria che due allenatori, Mario Meschi e Alan Renucci, si convincono che Manuel non era un difensore ma un attaccante con ampi margini di miglioramento. "Meschi e Renucci sono stati i primi ad intravedere qualità che fino a quel momento nemmeno io pensavo di avere. Assecondarono il mio desiderio di giocare davanti ed io iniziai a segnare come mai mi era successo prima. Tra il 2005 e il 2008 segnai 50 gol in tre anni e vinsi un campionato di Prima Categoria. E’ però grazie a un amichevole che la mia carriera è svoltata e ho iniziato a capire che avrei potuto fare il giocatore di calcio a tempo pieno”.
Nella tarda primavera del 2008, la Lucchese gioca un amichevole con il Barga: la squadra toscana di Pera che segna due gol e fa impazzire i difensori. L’allora ds della Lucchese Paolo Giovannini (attuale direttore generale dellArezzo uno dei dirigenti più apprezzati ed abili del calcio toscano, ndr) non ci pensa due volte a tesserarlo e ad offrire a Pera, la chance di vestire la maglia della sua squadra del cuore. “La Lucchese è sempre stata la mia squadra del cuore ed aver vinto due campionati con quella maglia resta qualcosa di impagabile. E’ grazie a quell’exploit che ho potuto smettere di fare l’operaio. Il primo anno in D non me la sentii di mollare l’impiego ed alternai: lavoro e calcio. Dalle 8 fino a verso le 15 lavoravo al calzaturificio poi ogni pomeriggio mi recavo a Lucca per l’allenamento. Segnai 16 gol quella stagione che aiutarono la squadra a guadagnarsi la C2. E’ in quell’estate che ho firmato il mio primo contratto da professionista e ho esaudito uno dei miei sogni”.
Se Pera dal 2011 ad oggi non è mai andato sotto la doppia cifra di reti segnate, il merito è anche della gavetta fatta, un dettaglio che forse manca a tanti ragazzi che escono dai settori giovanili, credendosi di poter fare i calciatori e magari si perdono per strada…
“Se dopo i 30 anni sto dando il meglio di me è perché sono più maturo, conciliante ma anche perché so che ogni giorno devo mettere più cattiveria e impegno in allenamento per guadagnarmi la fiducia di compagni, allenatore e dirigenti e allungare la mia carriera. So quanto sono fortunato a fare qualcosa che amo, perché per anni ho fatto un lavoro palloso, che non mi piaceva ma mi dava da vivere. Nel corso degli anni mi è capitato di incrociare diversi giocatori che sono arrivati in A o in B. Anche a me sarebbe piaciuto avere una chance anche se so che probabilmente avrei incontrato grandi difficoltà dato che anche in C1 in passato ne ho incontrate. Una certezza però ce l’ho: la fame di gol che mi accompagna in ogni partita, io la rivedo in pochissimi giocatori anche dei campionati maggiori”.