L'ISOLOTTO riparte da... OLIVIERO e FABRIZIO MANCINI
Orgoglio, ambizione e appartenenza per tornare ai vertici
È ufficialmente iniziata la nuova esperienza di Fabrizio Mancini e Oliviero Mancini al timone dell'Isolotto. Non si tratta di una novità assoluta, bensì di un ritorno considerato che avevano gestito la Scuola Calcio, con risultati molto lusinghieri, per ben otto anni dal 2004 al 2011.
Oggi i tempi sono completamente cambiati rispetto ad allora e anche l'Isolotto nel frattempo, si è dato una nuova struttura presieduta da Giovanni Biondi. Dopo oltre trenta anni di grandi successi sportivi e umani, dedicati a costruire e dirigere Scuole Calcio, Fabrizio e Oliviero Mancini hanno deciso di lanciare, quella che loro stessi considerano l'ultima grande sfida di un percorso sportivo che li ha visti sempre precursori e innovatori.
In questa nuova esperienza all'Isolotto non si occuperanno soltanto di scuola calcio, ma dirigeranno l'intera attività giovanile dai piccoli amici-primi calci agli allievi, portando in dote la loro grandissima esperienza, le loro vaste conoscenze, la loro indiscussa professionalità, e la loro voglia di costruire un club diverso da tutti gli altri, fondato su quelli che secondo la visione condivisa con la Società, sono i principi e i valori che dovrebbero contraddistinguere il calcio giovanile e dilettantistico a ogni latitudine.
La sfida che hanno ben impressa nella testa e nel cuore appare sotto certi aspetti perfino utopistica, ma considerata la loro storia sportiva anche questo sogno potrebbe nel volgere di qualche stagione trasformarsi in una lucente realtà.
L'Isolotto si è dimostrata abile e attenta nel saper cogliere questa grandissima opportunità e con determinazione ha sposato un progetto sportivo che nelle intenzione si presenta di assoluta eccellenza.
Per conoscerne i contenuti e saziare la nostra curiosità, abbiamo quindi deciso di incontrare Fabrizio Mancini.
Fabrizio, quali sono gli aspetti caratterizzanti di questo nuovo progetto? "Vogliamo sovvertire gli attuali paradigmi che caratterizzano il calcio giovanile e dilettantistico che specialmente negli ultimi anni abbiamo vissuto con profondo disagio. In primo luogo quello della mercificazione dei piccoli calciatori. Ma anche quello relativo a una diffusa improvvisazione sia tecnico programmatica che organizzativa. Per questo punteremo su alcuni concetti fondamentali: fidelizzazione, radicamento con il territorio, programmazione tecnico-formativa ed eccellenza organizzativa il tutto inserito in un quadro di valori etici, umani e sportivi".
Non hai parlato di risultati sportivi? "Infatti. Il risultato sportivo non deve costituire un assillo e non deve essere perseguito ad ogni costo, ma a nostro modo di vedere nel calcio giovanile e dilettantistico deve essere una conseguenza di quanto sopra e non viceversa. Ovviamente l'Isolotto ha l'ambizione di risollevarsi e tornare a essere assoluta protagonista. Ma senza vendere l'anima al diavolo".
Spiegaci meglio il concetto di fidelizzazione? "Semplice. Lavoreremo con grande determinazione affinché nel giro di qualche anno le nostre squadre giovanili siano composte per almeno due terzi, da giocatori cresciuti nella nostra scuola calcio. Vogliamo vincere attraverso la cultura del lavoro quotidiano sul campo. Vogliamo attraverso la cura della programmazione tecnica e filosofica migliorare settimana dopo settimana il potenziale dei nostri calciatori. Per questo consideriamo i nostri tecnici non degli allenatori, ma istruttori. All'Isolotto il percorso formativo di un calciatore non si esaurirà con la scuola calcio ma si protrarrà fino agli allievi. In questo senso cercheremo di costruire un vero patto con le famiglie e i ragazzi. Vogliamo insieme a loro rappresentare un intero quartiere, probabilmente l'unico e ultimo vero quartiere rimasto a Firenze. E dobbiamo avere l'orgoglio di fare parte di questa sfida e di questo progetto a prescindere dai risultati sportivi e dalle categorie che andremo ad affrontare. Ripeto, questo non deve apparire come un segnale di scarsa ambizione. Al contrario. Noi siamo e dobbiamo essere molto ambiziosi ma la bontà di ciò che ci apprestiamo a fare non sarà determinata dal solo risultato di una o più partite".
Ricorre spesso nelle tue parole il termine programmazione. Un concetto spesso disatteso a livello giovanile. In che termini si esprimerà all'Isolotto? "Al di là della programmazione complessiva che contraddistinguera' ogni processo organizzativo societario, io mi riferisco in particolare alla programmazione tecnica, alla quale abbiamo dedicato un profilo di assoluto spessore che si occuperà di indirizzare, coordinare, dirigere e monitorare tutto il programma tecnico dai piccoli amici primi calci agli allievi, nonché di formare ed evolvere gli istruttori. La nostra metodologia sarà unica. Tutti i nostri istruttori parleranno un'unica lingua. Ci muoveremo su precisi macro e micro cicli programmatici seguendo la filosofia del metodo globale specifico FOOWEL coaching, ideato e sviluppato dal laboratorio tecnico del Centro Formazione Calcio da me diretto con la collaborazione per i portieri di Davide Quironi. Siamo all'avanguardia e certi che il tempo ci darà ragione".
Il tempo appunto. Sembra essere un progetto di lungo respiro. Quanti anni vi siete dati per cogliere i frutti di questo progetto? "Dobbiamo avere l'umiltà di comprendere il punto dal quale partiamo e l'essenza di ciò che vogliamo fare. Umili ma al tempo stesso consapevoli della nostra forza, orgogliosi di ciò che siamo e soprattutto ambiziosi. Grazie alla qualità del rinnovato impianto sportivo Elio Boschi, all'acquisizione in gestione dei nuovi spazi di calcio a5, abbiamo la più bella struttura sportiva dedicata al calcio della nostra città. La società grazie al suo Presidente Giovanni Biondi, al Consiglio tutto e al direttore generale Claudio Guarducci si è data una struttura di prim'ordine. Questa prima stagione ci servirà per gettare le basi. Nella prossima primavera tireremo le prime importanti conclusioni e se necessario rimoduleremo alcuni aspetti del progetto. Fra tre anni contiamo di vedere concretizzati alcuni punti importanti del progetto. Fra cinque anni dobbiamo cominciare a raccogliere i frutti del lavoro che abbiamo iniziato oggi e negli anni a seguire potremmo passare alla fase di consolidamento. Insomma, l'Isolotto sta tornando!"
Cosa altro bolle in pentola? "Tantissime cose. Intanto abbiamo messo in campo anche una squadra amatori. Questo ci consentirà di differenziare il percorso dei nostri calciatori all' interno della società. Immaginate tutti quei ragazzi che terminati gli juniores non se la sentono di affrontare il calcio dilettantistico. Da noi troveranno una valida alternativa. Potranno cioè continuare a giocare in coerenza con quella che è la loro volontà in un contesto conosciuto e affidabile. Ovviamente questa è solo una delle opzioni possibili. Noi lavoreremo per offrire l'opportunità ai nostri calciatori di crescere e maturare esperienze ad alti livelli, se dimostreranno di avere le giuste potenzialità tecnico comportamentali. Per questo abbiamo avviato contatti per inaugurare una collaborazione del tutto esclusiva con un' importante società professionistica. Fin dal prossimo autunno ci concentreremo poi, anche sulla costruzione di una sezione di calcio femminile, e nello sviluppare una rete di calcio condiviso con il Futsal. Senza dimenticare tutte le attività coordinate da Gino Fantechi relative al calcio integrato, vero e proprio fiore all'occhiello della società".
Dalle tue parole emerge un progetto a tutto tondo. Cosa ti senti di dire a conclusione di questo nostro incontro? "Il calcio giovanile e dilettantistico ha disconosciuto nel tempo i suoi valori e i suoi obiettivi. Probabilmente è figlio dei nostri tempi. L'Isolotto ha deciso di non subire più passivamente certe logiche. Da oggi, con grande entusiasmo ci rimboccheremo le maniche per costruire una società modello. Abbiamo tutto per poterci riuscire. Tempo qualche anno e dimostreremo innanzi tutto a noi stessi che un altro calcio è possibile".