Vota il sondaggio

Inserisci la tua email per votare

Puoi votare solo una volta per questo sondaggio e la tua email deve essere valida.
La tua email non sarà resa ne pubblica ne visibile.

Consenso al trattamento dati:

Accetta il trattamento dei dati.

 
×

Accedi al Sito !

Usa le tue credenziali di accesso:
Non ricordi più la password?

Registrati

 Resta connesso

 

oppure

Accedi con Facebook

×

Edizione provinciale di Lucca


"Il CALCIO ITALIANO ha bisogno di PROFESSIONALITA' e FORMAZIONE"

Interessante intervento dell'allenatore UEFA B Marcellino Biancani

Interessante ed approfondito intervento di Marcellino Biancani, ex giovane allenatore di Atletico Lucca e Luccasette, attualmente fermo per motivi di lavoro. Il ventinovenne interviene prendendo spunto dal dibattito sui larghi scarti che si verificano nel campionato Giovanissimi B per parlare di cosa non va nel calcio italiano e fornisce alcune personali idee per risolvere vari problemi.

Faccio una premessa, spiegatemi quale sia la colpa del Tau Calcio Altopascio. Molti hanno puntato il dito contro questa realtà, è colpa loro avere educatori e formatori più bravi della media e pagati per quello che valgono, con giocatori, atleti e genitori che sognano di essere catapultati in una realtà del genere, precisa, organizzata e calcolata? Onestamente no. La colpa è secondo me dell’improvvisazione che viene fatta su campi di calcio. Badare bene a ciò che dico, non sto parlando solo di insufficiente qualifica per essere un dirigente, un Direttore Sportivo o un allenatore. La colpa è di tutti: strutture fatiscenti (mi è capitato, quando allenavo una squadra pulcini di entrare in uno spogliatoio con bimbi di dieci anni pieno di calabroni perché nessuno poteva fare lavori di disinfestazioni, ecc.), fondi irreperibili, quote mostruose e ricerca ossessiva del risultato, questo ha portato al collasso del processo. Sono tutti bravi buttare acqua sul fuoco, con tentativi di spegnere l’incendio, ma bisogna capire chi ha appiccato l’incendio e lasciato che tutto il fumo venisse “respirato” a pieni polmoni. Trovo ridicolo chi parla di etica, chiamare altre società, ecc per capire con quali “gruppi” giocare: parlo per esperienza, in una nota squadra di Lucca che ho avuto la fortuna di allenare, chiamavamo altre società perché con più di trenta bimbi tesserati, per far giocare i bimbi tecnicamente o atleticamente meno capaci o meglio meno pronti, si parla pur sempre di bambini. Con la promessa di presentarsi al campo con il gruppo più morbido per rendere le partite equilibrate. Solo che anche a sette anni od otto fa lustro portare a casa lo scalpo di certe società e allora ti trovavi a dover giustificare dei 10-0 subiti… Questo per dire che non c’è una soluzione tampone come siamo abituati a fare in Italia. Ci vuole semplicemente una presa di posizione chiara e forte. Come succede in Germania: gente del mondo, non pensionati, amico dell’amico che si propone gratis... Il calcio ha bisogno di professionalità, non di professionismo millantato: trasformare le quote in stipendi riconosciuti ad allenatori o dirigenti abilitati, presentare piani di formazione, FORMAZIONE, non dire in due anni dobbiamo vincere il campionato per andare al regionale e prendere più bimbi per fare quote, squadre con numero chiuso di iscrizioni, aree dedicate ai genitori, psicologi dello sport, professori di scienze motorie, attività ludico motoria nella scuola calcio con giochi a tema alla domenica, non quei tornei di un giorno che sfibrano ragazzi e società, canoni standard per l’utilizzo delle strutture sportive. Dobbiamo riformare il sistema prima di trovare soluzioni tampone, dobbiamo creare un pensiero comune, che deve essere quello di essere una palestra di vita, motricità e istruzione sportiva degli atleti, non la ricerca del diventare il pesce grosso che mangia il pesce piccolo. Grazie dello sfogo…

Print Friendly and PDF
  Scritto da La Redazione il 22/10/2019
 

Altri articoli dalla provincia...




Vai all'edizione provinciale
Tempo esecuzione pagina: 0,07229 secondi