"Noi PORTIERI, giocatori DIVERSI e con un unico nemico: il PALLONE"
Un giovane numero 1 ci scrive le proprie riflessioni su questo fantastico ruolo
Antonio Pacilio è un giovane portiere di tredici anni che gioca nella formazione Giovanissimi B dei Giovani Via Nova. Antonio è un ragazzo "sveglio", attento ai particolari, che ama visceralmente giocare in questo ruolo. Ecco perchè ha raccolto le sue idee e i suoi pensieri e ci ha inviato questo bel "pensiero" che racchiude in poche righe l'essenza dell'essere portiere. Complimenti ad Antonio perchè nonostante la giovane età (oltre a scrivere in un italiano fluente), ha colto tanti aspetti e li ha sintetizzati benissimo.
Il portiere è il ruolo più difficile di tutti perchè bisogna sempre essere pronti fisicamente e psicologicamente. Noi portieri siamo diversi dagli altri giocatori, non solo perchè possiamo utilizzare le mani o perchè abbiamo la maglia diversa, ma perchè viviamo in un nostro mondo. Difendiamo la porta partita dopo partita, con tanta passione e a volte anche con un pizzico di follia, con un unico nemico: il pallone.
Il mio pre-partita è sempre molto teso, parlo poco e a volte mi capita anche di saltare i pasti. Durante il tragitto ascolto una raccolta di canzoni che mi da la carica giusta per la partita. Una volta arrivati al campo tutti scherzano, ridono, io no, penso solo alla partita. Talvolta i miei compagni cercano di scherzare con me, ma io sono talmente concentrato che non parlo. Negli spogliatoi dopo poco, cala il silenzio, un silenzio che vale più di mille parole, un silenzio che si interrompe solo dopo l'urlo di incoraggiamento appena dopo il discorso dell' allenatore.
Il riscaldamento è diverso da quello dei giocatori, loro corrono, fanno i passaggi, noi portieri voliamo sia perchè è il nostro ruolo, sia per intimorire gli avversari, per fargli capire che non è la giornata giusta. Poi entro in campo, mi metto in fila e aspetto l'arbitro; in questo momento il cuore mi batte a mille, ci sono mille pensieri nella mia testa.
Arriviamo a centrocampo, diamo la stretta di mano e corriamo in panchina per l'urlo di incoraggiamento. Vado in porta, mi faccio il segno della croce e al fischio dell'arbitro i mille pensieri svaniscono. Durante la partita mi sento ansioso perchè ho un punto debole, le palle alte, ma allo stesso tempo mi sento sereno. Dopo una parata mi viene una scarica di adrenalina, mi vengono i brividi soprattuto se la partita è combattuta e in qualche momento mi sento come un “Dio”.
Ahimè quando subisco goal mi faccio un'esame di coscienza e mi sento in colpa pur sapendo di aver fatto il massimo. Al triplice fischio mi fermo e mi assegno una valutazione mentale, successivamente dò la mano a tutti i giocatori, mentre a tutti i portieri dò una pacca sulla spalla, come segno di solidarietà, perchè noi portieri siamo tutti una squadra. Questo è il mio ruolo, il ruolo che ho scelto da piccolo e con tutti i pro e i suoi contro, resta il migliore del calcio.
Antonio Pacilio