"Bisogna CRESCERE tutti insieme, i più GRANDI siano da ESEMPIO"
Interessante intervento di uno dei Responsabili del Settore Giovanile del Filvilla Davide Liccia
Interessante intervento di Davide Liccia, uno dei Responsabili del Settore Giovanile del Filvilla. Dopo i gravi fatti che hanno coinvolto la prima squadra della sua società nel match contro la Fortis Camaiore (LEGGI QUA), sospeso per rissa, Liccia chiede a tutti di "fare un passo indietro" per trovare una strada in cui ognuno rispetti la propria posizione in modo tale da ridurre al minimo se non azzerare situazioni del genere.
È stata una settimana particolare e, mi permetto di dire, triste per il Filvilla a seguito degli episodi avvenuti al termine della partita del campionato di Seconda Categoria di domenica scorsa e dei quali le cronache dei quotidiani locali hanno dato ampio spazio. Tanto per sgombrare subito il campo da equivoci è chiaro che certi episodi vadano stigmatizzati e, al di là di ogni qualsivoglia motivazione addotta, non possono essere giustificati. E questa è la posizione del Filvilla. Sulla carta stampata e sui media sono arrivate le dovute scuse da parte dei protagonisti dell'episodio e di questo se ne prende atto. Siamo in presenza di persone adulte che sono consapevoli che certi comportamenti portano, oltre che a un danno di immagine, proprio e della società, anche a sanzioni in campo disciplinare tanto è che le squalifiche sono prontamente arrivate. E ci sta che possa essere anche stato coinvolto qualcuno che magari in campo cercava di riportare la calma, ma nella confusione e concitazione del momento può starci anche uno scambio di persona o una interpretazione dei fatti parzialmente distorta da parte del d.g.
Ma tutto ciò impone anche qualche riflessione che mi appresto a fare.
Sono nove anni che, insieme ad un gruppo di amici, mi occupo della scuola calcio del Filvilla. Chi si occupa di calcio giovanile (ma allo stesso modo di qualsiasi altra disciplina sportiva) in qualità di dirigente sa bene i sacrifici che si fanno per portare avanti un progetto che consenta ai nostri figli di praticare uno sport. Sa bene quanto sia difficile accontentare tutti e per tutti intendo soprattutto genitori, zii e nonni che, giustamente, pretendono attenzioni per i loro bimbi e a volte forse esagerano chiedendo proprio ai bimbi prestazioni che magari vanno oltre le loro possibilità, dimenticandosi che fare uno sport, fino a quando siamo fuori dalla competizione agonistica, dovrebbe volere dire solo divertirsi e contestualmente apprendere, cercare di migliorarsi, fare parte di un gruppo. Concetti che a volte ci si dimentica perché pensiamo di avere in casa i nuovi Ronaldo o perché ci riteniamo i nuovi profeti del calcio. E in questo modo andiamo anche a sminuire tutto il lavoro di tantissimi istruttori che mettono il loro tempo a disposizione dei nostri figli; ma insieme al loro tempo ci mettono anche la loro esperienza e competenze che magari derivano prima da anni di campo e poi anche da ore di corsi di aggiornamento.
Comunque, per tornare al punto dei comportamenti in campo credo che occorra tenere ben presente ed accettare il ruolo di ogni componente che la domenica scende in campo: giocatori, allenatori e dirigenti, pubblico e arbitro.
Mio figlio ha quindici anni e da nove gioca a calcio; con il suo gruppo di compagni si sta facendo la sua "gavetta". È partito dalla categoria dei Piccoli Amici del Filvilla ed oggi milita negli Allievi della Pontremolese. In veste di dirigente accompagnatore della squadra, specie da quando partecipano ad incontri di tipo agonistico, ho sempre detto ai ragazzi che il rispetto verso gli avversari e verso l'arbitro sono i fondamenti del gioco. Così come un attaccante sbaglia un gol o un portiere lo prende facendo una papera, allo stesso modo un arbitro, specie quando è un ragazzo che magari ha solo un paio d'anni in più di loro, può sbagliare a giudicare. Sono tutti li per imparare e, di conseguenza, per crescere e migliorarsi.
È difficile fare passare questo concetto perché poi magari dai genitori sugli spalti arrivano esempi e parole a volte poco consoni; perché magari i ragazzi chiamati a dirigere gli incontri non sono sufficientemente tutelati e non vengono aiutati specie da allenatori e dirigenti accompagnatori che, purtroppo, a volte, perdono il senso della misura nel valutare gli episodi di una partita.
Bisogna crescere tutti quanti insieme; capire che nello sport il più grande è un esempio e punto di arrivo per il più piccolo e quindi deve lui per primo avere il giusto atteggiamento.
Nonostante tutto io ci credo e continuerò a crederci nella speranza che il lavoro che io, come tantissimi altri amici stiamo facendo e la passione che ci lega al pallone non venga meno, ma per farlo c'è bisogno di fare passare una immagine pulita ed educativa del fare sport, a qualsiasi livello esso sia.
Proviamoci.