"E' un gioco per bambini di dieci anni fare 200 km per allenarsi?"
Andrea De Luca denuncia la politica delle Scuole Calcio delle società professionistiche
Episodio che vale la pena denunciare: è quanto visto da Andrea De Luca, allenatore dei Giovanissimi B della Folgor Marlia e già di Lucchese Femminile, Borgo a Buggiano, Fortis Lucchese, Folgore Segromigno, Vorno, Galleno, Tau Calcio ed Atletico Lucca, che tramite TOSCANAGOL intende aprire un dibattito sulle Scuole Calcio delle società professionistiche.
Il tecnico biancoceleste racconta l'episodio. "Passavo in macchina dall'uscita dell'autostrada di Viareggio ed ho notato alcuni bambini che avranno avuto otto o nove anni, vestiti con la tuta di un club professionistico, con il libro in mano per studiare ed i genitori insieme a loro che attendevano il pullman che li avrebbe portati all'allenamento. È stata una scena a mio avviso davvero molto triste".
Cosa le ha dato particolarmente noia? "Si predica tanto che la Scuola Calcio deve essere soprattutto divertimento, ma è veramente un gioco per un bambino di circa dieci anni fare duecento chilometri tra andata e ritorno quattro volte la settimana? Senza considerare le aspettative che si creano in bambini così piccoli che, entro pochi anni, potrebbero anche rimanere completamente disillusi, come accade in moltissime occasioni. Le società blasonate infatti cercano risultati, devono mantenere un'immagine, per questo prendono i migliori ragazzi anche da province lontane. In più, giustamente, pretendono anche un certo tipo di profitto scolastico dai propri atleti, e questo diventa però fonte di incredibile stress per i ragazzi".
Come proverebbe a risolvere questa "problematica"? "Si dovrebbe tornare a creare delle società satellite in varie zone, in cui un ragazzo possa crescere e divertirsi con gli amici della zona. In questo modo si riuscirebbe comunque ad avere sotto controllo la crescita degli atleti e si permetterebbe anche alle Scuole Calcio locali di crescere. A mio avviso almeno fino al Settore Giovanile sarebbe giusto poter prendere ragazzi al massimo dalle province confinanti".
Queste le conclusioni di De Luca, che toccano anche i genitori. "Dobbiamo essere meno egoisti con i ragazzi, dobbiamo farli crescere e non pensare solo ai nostri interessi personali. I protagonisti devono tornare ad essere i ragazzi che giocano e, ribadisco, giocano".