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Russia 2018, ci siamo: chi sono le favorite per la vittoria finale?

Pochissimo tempo ancora e partirà l’attesissimo Mondiale

Per dirla con Federico Buffa, i Mondiali scandiscono le epoche della nostra vita, molto spesso di alcune ne segnano l’unicità: chiedetelo a chi ha vissuto l’epopea di quell’Italia che nel 2006, in pieno tormentone Calciopoli, andò a prendersi il titolo di campione in Germania.

Quante cose cambiano in poco più di dieci anni: tristemente gli azzurri non faranno parte della spedizione in Russia, una ferita profonda che purtroppo resterà ancora a lungo nell’animo del calcio italiano. Ma le emozioni, in terra russa, ne siamo sicuri, non mancheranno di certo ed ogni appassionato starà attaccato alla TV perché, potete giurarci, ci sarà da divertirsi.

La prima domanda che viene spontanea è la solita: chi vince questo Mondiale? Pronostici, mai come questa volta, non se ne possono fare. C’è davvero l’imbarazzo della scelta, tra favorite e possibili outsider. Andiamo a scoprire di più sulle principali candidate alla vittoria finale del Mondiale russo.

GERMANIA – Ripetersi è sempre difficile, difatti solo due squadre ci sono riuscite: l’Italia nel 1938 ed il Brasile nel 1962: una vita fa. Ma si sa, alla fine, vincono sempre i tedeschi. Sarà così anche questa volta? Cominciamo col dire che quello della Germania sembra un ciclo giunto alla fine: il ct Low, contestato da molti per le scelte fatte in termini di convocazione (ha escluso Sané, tra i migliori in Premier quest’anno. Non ci sarà nemmeno Goetze, l’autore del gol-vittoria nella finale contro l’Argentina, n.d.r), allena un gruppo che ha portato a piena maturazione: l’ha preso dalle rovine del 2006 e l’ha portato alla vittoria in Brasile nel 2014, passeggiando proprio contro i padroni di casa nella semifinale-shock che è un’onta ancora troppo grande per i brasiliani. La Germania dunque è in pieno ricambio generazionale, ma senza ridimensionamenti: il mix tra giovani di interessanti prospettive e “senatori” è qualcosa di invidiabile. Un punto in più per i tedeschi, senz’altro, l’assenza dell’Italia: contro di noi hanno sempre fatto fatica, e continuano a farla. Eccome, se continuano a farla.

BRASILE – Superare definitivamente la crisi involutiva dell’ultimo quindicennio, complice anche l’impoverimento del calcio Sudamericano a causa del progressivo fenomeno di crescita che ha coinvolto quasi solo il calcio europeo: per il Brasile la missione Russia può essere il riscatto dalle ultime edizioni a dir poco opache. Anzitutto i verdeoro dovranno sanare una ferita, almeno in parte: riscattare quel 7-1 di cui sopra, e cancellare uno smacco che grida ancora vendetta. Sarà, poi, il Mondiale di Neymar? Sarebbe ora, a netto di colpi di testa che, con tanta tensione sulle spalle, possono anche essere leciti. La grande differenza con le ultime edizioni mondiali è che il Brasile ha completezza in tutti i reparti: dalla difesa comandata da Alisson e Thiago Silva, alla sua ultima Coppa del Mondo, al centrocampo che abbina quantità e qualità, per finire all’attacco. Per tali motivi, il Brasile è la squadra da battere secondo gli analisti di Sports Bwin, con un leggere vantaggio proprio sui rivali storici della Germania.


SPAGNA – Anche qui, come per la Germania, esclusioni eccellenti e qualche dubbio. Gli anni d’oro della Roja sembrano essere passati. Gli spagnoli, in un ventennio, hanno raggiunto l’apice vincendo tutto e imponendo un modello che ha cambiato il calcio europeo e si è imposto a tutte le latitudini. Ora, con un cambio generazionale già in atto, il favore del pronostico non sorridere, come poteva essere e non fu nel 2014, alle Furie Rosse di Hierro, dopo il clamoroso esonero di Lopetegui. Rimanendo sul romantico, sarà l’ultima performance di Andres Iniesta con la maglia della selezione iberica, sarebbe quindi lecito augurarsi un trionfo spagnolo quasi come omaggio ad un grande campione. Tuttavia, le mancanze della Spagna, in attacco soprattutto, dove Diego Costa ha dimostrato di faticare a certi livelli, potrebbero costar care alla lunga.

FRANCIA – Non ci sono Zidane, Trezeguet, Henry: quella generazione d’oro che da Francia 1998 a Germania 2006 ha costruito un ciclo vincente, interrotto solo dall’Italia di Marcello Lippi e dalla testata di Zizou all’amatissimo Marco Materazzi. Ma questa Francia, signori, merita ogni rispetto e, seppur contro un’Italia sperimentale e all’inizio di un nuovo ciclo, quanto visto a Parigi fa ben pensare. Mbappè, Dembelè, Griezmann, Pogba e non solo: una formazione dall’alto tasso tecnico e qualitativo che ha veramente pochi eguali. Puntare sulla Francia, per organico e gruppo, cimentato anche da Didier Deschamps, non sarebbe cosa ingiusta. C’è anche da riscattare, poi, la sconfitta ad Euro 2016, in finale, a Parigi, dopo un cammino per molti versi unico. Compito dei Les Bleus eguagliare almeno in parte quanto fatto da quella Francia di cui parlavamo sopra: generazione d’oro, che si sta ripetendo.

 

 

 

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  Scritto da La Redazione il 14/06/2018
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