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"Il calcio ITALIANO è MORTO: ora vi spiego il PERCHE"

Lo sfogo di un giovane istruttore Marcellino Biancani che accusa un ambiente incapace di fare autocritica

Continuano gli interventi sul tema lanciato da TOSCANAGOL dopo la clamorosa eliminazione dell'Italia dai campionati del mondo. Stavolta ospitiamo quello di un allenatore di settore giovanile 

"Mosso dal vostro articolo, dove invitate ognuno a dire la propria, dopo aver elaborato un mio personale pensiero, credo sia giunto il momento di dare un mio contributo, cercando di non fare niente di propagandistico o contro enti ed associazioni del territorio.

La scorsa settimana, la nostra nazionale ha perduto la possibilità di partecipare al mondiale che si andrà a disputare in Russia, e già stiamo pregando, con post fantomatici su possibili guerre e ripescaggi della comitiva azzurra al prossimo mondiale, già questo dovrebbe dare misura della grande sportività italiana, incapace di fare autocritica. Il calcio italiano È MORTO.

A darne annuncio sono gli stessi addetti ai lavori, quelli che dicono di riformare tutto, che bisogna cambiare, ripartire. Certo, fino a che si andava al mondiale, si riusciva a salire sul carro dei vincitori, va bene tutto, ma cos'è quel tutto che uccide il calcio? Proverò ad essere sintetico: il calcio muore ogni volta che un presidente dice: a noi dei piccoli non frega niente, muore quando per mandare avanti la categoria regionale, nazionale, elite, tagliamo i fondi ad istruttori qualificati nelle fasce piccole, che guadagnano sì e no tra le 50 e le 150 euro, muore quando uno pseudo direttore sportivo pagato fior di euro ma che dice di farlo "a gratis " chiama il nipote del cugino, ad allenare una panchina dove servirebbero tecnici qualificati, prestando il suo tesserino Uefa B, il calcio muore soprattutto quando un genitore di un bambino di 8 anni urla dal campo "passala" e "non fare tutto da solo " e la sua preoccupazione è dire "il mio spero che lo chiamino da qualche parte" e non "oggi ti sei divertito" - muore anche a causa di noi mister addetti ai lavori; sì non nascondiamoci dietro ad un dito. Quando certi "allenatori" (a titolo informativo vi dico che siamo prima istruttori e poi anche educatori, cosa molto importante) vogliono fare i protagonisti e non il mezzo per tirare fuori il talento e la personalità del giovane. Noi lavoriamo in funzione del giovane atleta, dell'adulto, ma il nostro deve essere un percorso mirato a tirare fuori le qualità dei nostri ragazzi, non il contrario.

Basta con questi schemi a 7, 9, 10 anni, basta con questa improvvisazione, dove il mister di 20 anni si sente urlare dai genitori "bimbetto " e magari è un laureando in scienze motorie che sta studiando con dei corsi. Basta con questi individui di zero profilo che non portano nemmeno la tuta della società fornita a fior di euro dalla loro squadra, ed arrivano in ritardo alla partita predicando regole, disciplina in campo, e frasi del tipo "lungo linea", segui il tuo "uomo" (a bambini di 6 anni ), no, non devi scartare. Devi passarla a lui che è libero perché si fa gol così ... B A S T A

- il calcio muore in questa guerra dove pesce grosso mangia pesce piccolo, dove in alcune squadre ci sono 30 tesserati ed altre ne hanno 10m spesso dovuto a servizi e strutture scadenti - muore quando le squadre con 20 bimbi tesserati in categorie a 5 o a 7 convocano i soliti 7 +2 a giro, negando al bambino la possibilità di sperimentare, che sicuramente sarà inferiore nel settore giovanile che nella scuola calcio.

Abbiamo ucciso il calcio e non stiamo facendo niente per cambiarlo. Grazie per lo sfogo.

Biancani Marcellino, istruttore Atletico Lucca anno 2009"

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  Scritto da La Redazione il 23/11/2017
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